Tra gli studiosi italiani Giuliano Briganti, Roberto Zapperi e più recentemente Silvia Ginzburg hanno fornito, pur nella diversità di opinioni, cospicui apporti conoscitivi sugli affreschi della Galleria Farnese. Annibale, infatti, seguendo il poema epico mette a fianco di Ercole Iole e non, come sarebbe stato più corretto secondo il mito, Onfale. Il tondo dipinto a fianco dell' Ercole è un chiaro riferimento ai Farnese: i gigli La scritta, in greco, significa: “Mi accresco per virtù divina”.. La grande Galleria. La coppia formata dalla singola virtù e dallo specifico episodio con Eros e Anteros suddividerebbe tutte le storie della Galleria in quattro classi di amori: amori sotto il dominio della Forza, amori sotto il dominio della Carità e così via per le restanti virtù. L'invocazione è accolta e i loro corpi vengono fusi in un unico essere dai caratteri contemporaneamente maschili e femminili. Il gigante è colto dall'ira e procuratosi un masso lo scaglia verso i due che intanto si sono dati alla fuga. La questione interpretativa è resa ancor più complessa da un ulteriore elemento di dubbio. La facciata di Palazzo Capodiferro Spada. Secondo alcuni studiosi l'algida bellezza di Andromeda sarebbe stata il modello seguito da Bernini per la figura di Proserpina del gruppo scultoreo raffigurante il ratto della dea da parte di Plutone[75]. Prova dell'apprezzamento riscosso da quest'opera di Annibale è dato anche dalla sopravvivenza di alcune copie dell'affresco, una delle quali, con piccole varianti, è stata attribuita a suo nipote Antonio Carracci. La tesi fa leva sulla ritenuta funzione celebrativa delle nozze Farnese-Aldobrandini, che parte della critica individua negli affreschi della volta della Galleria, e rileva che Claudiano è un autore "familiare" ad Annibale Carracci, da questi citato sia nella Venere dormiente con amorini, di poco successiva alla decorazione della volta farnesiana, sia nell'antecedente Venere abbigliata dalle Grazie di Washington (1590-95). Da ultimo è stata proposta una lettura del ciclo della volta che recupera in parte l'impianto belloriano (depurandolo comunque degli aspetti moralistici che lo caratterizzano) e lo coniuga con la (ribadita) funzione epitalamica per le nozze tra Ranuccio e Margherita. La vicenda narrata è variamente interpretabile. L'incontro tra le due Veneri (cioè l'armonia tra le due forme di amore) avrebbe funzione augurale di una felice unione matrimoniale tra Ranuccio Farnese e Margherita Aldobrandini. Diversamente da molte altre scene della Galleria il Trionfo non è un quadro riportato: esso è inquadrato da una finta cornice architettonica che simula lo sfondamento del soffitto verso lo spazio esterno inondato di luce. La scena mostra Ercole in attitudini femminili mentre Iole indossa la pelle del leone di Nemea e impugna la clava (tipici attributi dell'eroe)[38]. Galleria fotografica Palazzo Farnese in foto Facciata principale ... Salone delle firme; Galleria dei Carracci; Presentazione; Breve cronologia di Palazzo Farnese; Su della pagina. Dates: April 21 – July 24, 2017 Il programma delle pareti lunghe è piuttosto articolato. In ciò riecheggia il tema del Paragone, cioè della competizione tra pittura e scultura: Annibale, naturalmente partigiano della prima, volle qui dare un saggio della "superiorità" della sua arte sulla scultura, capace, la pittura, di dare anima ed affetti a ciò che è inanimato[93]. In questo notevole affresco, il Domenichino – anche se probabilmente si è avvalso della guida del suo maestro, ritenuto l'autore del cartone – dà di sé ben altra prova rispetto ai primi incerti interventi sui lati brevi[78]. Questi quattro medaglioni sono quindi in gran parte coperti e meno visibili. Paolo III Farnese. Per il Bellori l'allegoria morale della favola sta nell'identificazione di Medusa con la voluttà che muta in sasso Fineo e i suoi compagni. La congregazione si era insediata a Parma proprio per volere dei Farnese e potrebbe essere stata questa l'occasione dell'instaurarsi del rapporto tra il pittore bolognese e la grande casata romana che avrebbe poi condotto, anni dopo, alla chiamata di Annibale da parte di Odoardo[3]. Nel registro alto delle pareti lunghe, nello spazio inquadrato dai pilastri, vi sono, alternate a nicchie che ospitavano antichi busti in marmo (oggi ve ne sono delle copie), quattro piccole scene mitologiche per parete, per un totale di otto storiette, accomunate dal fatto di riferirsi a miti connessi alla nascita di costellazioni. È uno dei migliori esempi di dimora di epoca manierista.Fu costruito per la famiglia Farnese.Di proprietà della Repubblica Italiana, dal 2015 è gestito dal Polo museale del Lazio Nella possente figura di Ercole si colgono rimandi sia all'Ercole Farnese che al Torso del Belvedere. La scena più significativa è la già menzionata Vergine con l'unicorno, – animale fantastico emblema dei Farnese – che è collocata sull'unica porta di ingresso alla Galleria che si apre sui lati lunghi (precisamente su quello orientale). Dietro il tavolo rovesciato (al centro), infine, è sommariamente raffigurato un rilievo riconducibile a quello con Marco Aurelio che officia un sacrificio, uno degli episodi che istoriavano l'arco trionfale dello stesso imperatore (Musei Capitolini). Secondo alcuni autori il motto avrebbe un significato satirico, nel senso che i romani troverebbero la loro origine non tanto (e comunque prima che) nelle gesta eroiche di Enea, ma in un capriccio erotico di Venere. Di qui la ritenuta funzione di questo quadretto quale firma allusiva della Galleria, opera che avrebbe davvero reso "inmortale" il nome di Annibale[81]. Quest'opera appare così reale e suggestiva che diventa il punto di riferimento per la successiva arte barocca. Visitare Palazzo Farnese ATTENZIONE: a seguito delle disposizioni messe in atto dal governo italiano contro la diffusione del Covid-19, le visite guidate di Palazzo Farnese sono attualmente sospese. Soluzione che Annibale avrebbe mutuato dall'esempio del Raffaello maturo, quando anche il genio urbinate si trovò a capo di un nutrito gruppo di giovani talenti[72]. Il Bellori assegna una particolare valenza iconografica alle quattro virtù. Quattro satiri dalla forte caratterizzazione ferina sono seduti sulle finte cornici dei grandi quadri con Polifemo. Sono le imprese del cardinale Alessandro, del duca Alessandro, del cardinale Odoardo e del duca Ranuccio. Fineo, atterrito dal prodigio, invoca la clemenza di Perseo, ma per lui non ci sarà pietà: a sinistra nell'affresco (con qualche licenza rispetto al racconto di Ovidio) un compagno dell'eroe gira con forza la testa di Fineo, implorante in ginocchio, verso Perseo che regge la testa della gorgone. I due personaggi principali avanzano su carri trainati rispettivamente da tigri e arieti bianchi. Dopo un primo breve soggiorno preliminare a Roma, nel 1594, Annibale prese definitivamente servizio presso il cardinal Farnese nel 1595. Quando la giovane è già incatenata ad uno scoglio, sopraggiunge Perseo che se ne innamora all'istante. Leggi gli appunti su galleria-di-palazzo-farnese qui. Per la descrizione dell'affresco, cfr., Silvia Ginzburg, Che la data in questione sia davvero quella di conclusione degli affreschi del soffitto è circostanza che è stata messa in dubbio dopo il ritrovamento di un, In verità Bellori sostiene senza dubbio che si tratti di Galatea solo nelle, Un'immagine del Ganimede con l'aquila nel sito del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Il tema ebbe particolare fortuna in ambito carraccesco. Il Carracci ebbe modo di studiare la composizione michelangiolesca attraverso una copia del disegno eseguita da Daniele da Volterra (artista che fu amico del Buonarroti e che lavorò per i Farnese), posseduta da Fulvio Orsini, dotto umanista al servizio del cardinale Odoardo. Uno, col dito sulla bocca, intima al suo compagno di fare silenzio per non disturbare il sonno di Endimione, l'altro «con lo strale in mano gode e ride, vedersi la più casta dea soggetta» (Bellori). Infine, dei mascheroni – taluni policromi, altri monocromi – sono collocati sotto i medaglioni e i quadri dei fregi. Da ultimo è stato proposto che nel Trionfo marino della Galleria debba individuarsi una raffigurazione di Venere condotta sul mare ad una cerimonia nuziale[57]. La descrizione delle scene contenuta nelle sezioni successive e le singole notizie relative a ciascun quadro riportato sono tratte, ove non riferite ad altri autori, dal volume di Silvia Ginzburg. Completano il programma iconografico della volta dodici medaglioni in finto bronzo ossidato che si infrappongono ai quadri riportati. Roma, (askanews) - Uno dei capolavori di Palazzo Farnese a Roma, la galleria dei Carracci , torna al suo antico splendore dopo 18 mesi di lavori. Tra le ipotesi più recenti vi è quella che assegna l'invenzione della volta ad ambienti bolognesi legati all'Accademia dei Gelati[21] (sodalizio felsineo di umanisti e poeti), ovvero che il ciclo farnesiano debba essere messo in relazione alla produzione filosofica e letteraria di Pomponio Torelli, uomo di cultura parmense, per un certo tempo legato a Ranuccio Farnese[22]. Anche in questo caso si è vista un'influenza dell'affresco di Annibale sull'opera del Bernini ed in particolare sul David realizzato per Scipione Borghese. Altro chiaro segno della fama guadagnata al Carracci dal ciclo della Galleria[85]. I due piccoli riquadri con Callisto, inoltre, ed in particolare quello in cui la ninfa è trasformata in un'orsa da Giunone, avrebbero anche un ulteriore e peculiarissimo significato, costituendo una firma criptica di Annibale e più in generale dei Carracci. Per la versione finale dell'affresco, tuttavia, il modello effettivamente seguito non fu più il disegno di Michelangelo, ma un antico gruppo scultoreo di proprietà dei Farnese – parimenti raffigurante Ganimede e l'aquila – anch'esso oggi nel Museo archeologico di Napoli[62]. L'intera decorazione dialoga con le scene narrative[69]: alcuni ignudi sono intenti a contemplare quanto accade nei quadri e nei medaglioni, l'attenzione di due dei satiri sembra essere richiamata dal clamore del corteo bacchico che irrompe nel mezzo del soffitto, mentre le maschere offrono un campionario di muti commenti salaci, tristi o sbigottiti a quanto succede sopra di loro[68]. Il Trionfo di Bacco e Arianna rappresenta un corteo nuziale, con i due sposi – Bacco e la mortale Arianna – seduti su due carri, uno dei quali è dorato e trainato da due tigri, l'altro argentato trainato da due arieti. Nel movimento ascensionale e nella posizione dei due protagonisti è forse possibile cogliere un rimando alla rappresentazione del medesimo tema eseguita da Baldassarre Peruzzi nei piccoli affreschi della Farnesina raffiguranti l'allegoria astrologica della data di nascita di Agostino Chigi[63]. È Selene che addormenta eternamente il giovane e bellissimo pastore per amarlo mentre egli dorme. Eros, infatti, che vediamo affacciarsi da un loggiato, se la ride soddisfatto: nemmeno l'invincibile Alcide può nulla contro il suo potere (anche questa è una ripresa dal Tasso che nella descrizione del rilievo con Ercole ed Iole ci dice che «Amor se l'guarda e ride»). The Renaissance Gardens tour: Palazzo Farnese and more (From $187.26) Shore excursion from Civitavecchia Port to Viterbo and its Villas (From $369.67) Private Full-Day Tour Civita di Bagnoregio with Wine Tasting and Lunch Included (From $1,716.28) Gli altri tre medaglioni semicoperti dovrebbero rappresentare: Giasone e il vello d'oro (a destra di Polifemo e Galatea); il Giudizio di Paride e Pan e Apollo (rispettivamente a sinistra e destra del quadro riportato con Polifemo ed Aci). In particolare, la prima opera parmense del Carracci fu una grande pala d'altare raffigurante una Pietà con santi (1585), eseguita per la chiesa dei Cappuccini (ora nella Galleria della città). Su incarico del cardinale Odoardo Farnese – tra il 1598 e il 1600 – il Carracci può subito tradurre in linguaggio artistico le nuove idee, affrescando in maniera magistrale la volta della Galleria all’interno del palazzo della nobile famiglia: Palazzo Farnese appunto. La Galleria Farnese è una loggia coperta situata sul lato del Palazzo che dà verso Via Giulia e il Tevere e fu realizzata da Giacomo Della Porta su progetto del Vignola. Molti sono i rimandi alla pittura rinascimentale a partire dalla ripresa del Giona di Michelangelo, che Annibale tiene presente non solo per costruire la figura di Polifemo, ma dal quale mutua anche l'espediente visivo di raffigurare il gigante in dimensioni particolarmente accentuate. La stesura del colore sui muri fu preceduta dall'applicazione di un disegno guida con la tecnica dello spolvero, mediante l'utilizzo di cartoni. Nel 1731 l’ultima discendente della famiglia, donna Elisabetta, sposò Carlo di Borbone, cui furono assegnati tutti i possedimenti romani. Nonostante il tema del modello raffaellesco, tuttavia, la critica moderna tende escludere che questa scena della Galleria raffiguri lo stesso soggetto della Farnesina. La cospicua ripresa di questi antichi modelli scultorei ha con ogni probabilità un sottotesto più complesso della sola individuazione di un campionario di esempi stilistici per la creazione delle divinità che abitano la volta. Ultima mostra itinerante, a cura di F. De Santi, La forma da dentro (catalogo Vallecchi, 2009) esposta alla Fondazione Matalon di Milano, alla Galleria Trifoglio di Chieti e Musei Civici di Villa Paolina Bonaparte a Viareggio. Per questi ulteriori aspetti – cioè l’utilizzo dei quadri riportati e l’inserimento di una grande scena al centro del soffitto – l’esempio seguito da Annibale fu la decorazione del bolognese Palazzo Poggi (Storie di Ulisse), realizzata da Pellegrino Tibaldi alla metà del XVI secolo[6]. Alcune sue recenti e rappresentative opere vengono esposte nelle mostre: Arte in Regola. Le sembianze del Pan di Annibale sono chiaramente derivate dalla statua di Pan e Dafni già dei Farnese ed ora nel Museo archeologico di Napoli. Come osservato sono molte le antiche statue citate negli affreschi della Galleria: non poche di esse appartenevano agli stessi Farnese ed alcune erano collocate proprio nell'ambiente del palazzo che ospita le pitture di Annibale. The Palazzo Farnese was commissioned by Alessandro Farnese (1468-1549), later Pope Paul III (r. 1534-1549) around 1513. I piccoli riquadri rammentano gli affreschi di Raffaello e bottega realizzati per una Loggia del Palazzo Apostolico in Vaticano, che in effetti erano stati integralmente riprodotti in incisione dal Lanfranco e il Badalocchio nel 1606[80]. Adagiati sulle finte cornici tonde dei medaglioni compaiono dei putti (alcuni con zampe caprine, sono dei satiretti) di chiara reminiscenza correggesca. Altro possibile riferimento del dipinto murale è costituito da una stampa di Agostino Carracci, appartenente alla serie detta delle Lascivie a causa del contenuto erotico delle incisioni. La storia, tratta dalle Metamorfosi (Libro X, 176-219), narra dell'amore di Apollo per il giovane Giacinto e della disperazione del primo per aver involontariamente ucciso il suo amante in una gara di lancio del disco. Nell'abbracciare delicatamente il dormiente Endimione Diana, ad un tempo, esprime il trasporto per il giovane ma anche l'accortezza di non svegliarlo. Ulteriore riferimento rinascimentale proposto è il precedente di Giulio Romano (Sala di Psiche, Palazzo Te), ove sono raffigurati Polifemo, Galatea ed Aci. Alla decorazione delle pareti non partecipò, invece, Agostino Carracci, morto nel 1602 e che comunque aveva già lasciato Roma da qualche tempo (probabilmente nel 1600), pare a causa di un litigio con Annibale le cui ragioni rimangono oscure. Il momento raffigurato è quello in cui, nella stanza di Anchise – dove a terra vi è una pelle di leone, trofeo di caccia dell'eroe troiano – questi denuda una languida Venere (le sta togliendo infatti un calzare) prima di far l'amore con lei. Collocati sul cornicione che divide il soffitto dalle pareti vi sono, a fianco ai medaglioni, alcuni giovani nudi dal fisico muscoloso derivati dagli ignudi michelangioleschi della Cappella Sistina. In merito all'ideazione dell'impresa di famiglia si conserva nella Royal Library di Windsor Castle un foglio di disegni in cui si vede un'orsa - allusiva all'omonima costellazione - trafitta da frecce e su cui compaiono i nomi di vari membri della famiglia Carracci e il motto Inmortale. Si tratta della Forza, della Carità, della Giustizia e della Temperanza. Il palazzo Farnese è uno dei gioielli del Rinascimento a Roma. Valgano per tutte queste parole del Bellori: «Ben puoi Roma gloriarti dell'ingegno e della mano di Annibale, quando in sua virtù rinnovossi in te il secolo d'oro della Pittura». Alla realizzazione degli affreschi contribuirono anche Agostino Carracci, fratello di Annibale, e, successivamente, alcuni allievi dello stesso Annibale, tra i quali il Domenichino. Per la formazione di questa idea di Anteros, cfr. In questo primo abbozzo Annibale si è rifatto al celebre disegno di Michelangelo di identico soggetto. Fautrice di questa rivalutazione è la studiosa Silvia Ginzburg, che argomenta diffusamente sul tema nel volume: Altro elemento su cui si fonda la datazione tarda delle pareti lunghe della Galleria. Sintesi espressa dalla compresenza nello stesso corteo della Venere Celeste (Arianna) – simbolo dell'amore spirituale – e della Venere Terrena (la figura femminile seminuda, sdraiata in basso a destra) – simbolo dell'amore sensuale[29]. Per i sostenitori della funzione epitalamica degli affreschi farnesiani questo cambiamento potrebbe essersi verificato a causa del concretizzarsi dei propositi matrimoniali di Ranuccio e Margherita[31] con la conseguente decisione di dare alla decorazione della Galleria, e in special modo al suo riquadro principale, funzione celebrativa di questa unione[32]. Mirabili sono la bellezza, la varietà e l'armonia delle figure, umane e non, così come la vivezza dei colori e la resa polimaterica delle pelli, del vasellame, dei tessuti. La posa e i lineamenti del viso della protagonista femminile dell'affresco sono stati avvicinati alla statua della Venere Callipigia[57], mentre nel volto del personaggio maschile che abbraccia (o aggredisce?) Annibale ha introdotto delle varianti al racconto di Ovidio (Libro IV, 665-739): mentre nelle Metamorfosi Perseo si libra in volo grazie ai calzari alati ricevuti da Ermes, nel dipinto (in alto a sinistra) egli è in groppa a Pegaso; inoltre, se in Ovidio l'arma con la quale Perseo uccide il mostro è una spada, nell'affresco egli utilizza la testa di Medusa che precedentemente aveva decapitato. Nel 1597 Annibale, sempre con la collaborazione del fratello Agostino, iniziò gliaffreschi della Galleria, situata al piano nobile del palazzo… Nel racconto di Ovidio (Metamorfosi, Libro XIII, 873-897), infatti, Polifemo concluso il suo canto per l'amata si imbatte in Galatea ed Aci che amoreggiano. Il magnifico edificio, oggi sede del Consiglio di Stato Italiano, ha assunto il nome della famiglia Spada nel Seicento; il palazzo ha, però, un'origine più antica, essendo stato fatto edificare nel corso del Cinquecento dal cardinal Girolamo Capodiferro (1502-1559). Nel combattente che giace morto a destra (sotto i due compagni di Fineo divenuti di marmo) è ripresa la statua di un Gigante caduto, copia romana (già in possesso dei Farnese ed ora a Napoli) di una delle statue del Piccolo Donario Pergameno, fatto erigere ad Atene. Probabilmente la causa di questa interruzione dei lavori fu la necessità di attendere l'ultimazione del ricco apparato in stucco dei muri[70] cui, secondo alcuni, sovrintese lo stesso Annibale[71]. Amore del quale, pur non occultandone le angustie, le insidie e i furori, è evidenziato soprattutto l'aspetto edonistico ed erotico[13][14]. Il molosso di Cefalo volge lo sguardo al suo padrone che si dimena. Non si può affatto escludere, quindi, che i due amorini che si affrontano negli spicchi del soffitto della Galleria siano, non già l'amor profano e l'amor sacro della lettura belloriana, ma Eros e Anteros nell'accezione classica – e non moralizzata – dei due. Sullo sfondo (a sinistra) si scorge una veduta dell'Etna in eruzione: è una citazione letterale da Ovidio il quale racconta (tramite Galatea) che al clamore suscitato dalla furia del ciclope il vulcano rabbrividì. Visitare Palazzo Farnese ATTENZIONE: a seguito delle disposizioni messe in atto dal governo italiano contro la diffusione del Covid-19, le visite guidate di Palazzo Farnese sono attualmente sospese. Lo stesso può dirsi dei ripetuti omaggi alla Galleria Farnese che si riscontrano nell'opera di Gian Lorenzo Bernini, massimo scultore barocco[91]. Il primo ambiente di Palazzo Farnese che Annibale Carracci effettivamente decorò è lo studio privato di Odoardo Farnese, noto come Camerino Farnese, in cui realizzò ad affresco un ciclo con le Storie di Ercole e per il quale dipinse anche la tela con Ercole al Bivio. Nell'affresco il giovane già morto ne stringe un mazzetto mentre Apollo lo innalza al cielo. Nelle intenzioni iniziali del suo nuovo mecenate la decorazione del Palazzo avrebbe dovuto riguardare la Sala Grande, cioè un grande salone di rappresentanza della dimora, da affrescare con le gesta militari di Alessandro Farnese – padre di Odoardo e Ranuccio – capitano delle armate ispano-imperiali di Filippo II alla guida delle quali, tra il 1577 e 1579, aveva ottenuto importanti vittorie nelle Fiandre a spese delle fazioni orangiste[1]. Per molto tempo ad imporsi è stata la visione del Bellori che, ne Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni (1672), ha fornito una lettura moralizzante degli affreschi della volta della Galleria Farnese[8]. Per lo storico, infatti, ogni virtù andrebbe associata a ciascuna delle singole scene con Eros e Anteros agli angoli della volta. Questa figura allo stesso tempo cita il raffaellesco Mercurio della Loggia di Psiche: non sembra casuale, infatti, che Annibale, come nel precedente della Farnesina, abbia messo in mano al messaggero degli dèi una tromba e non il consueto caduceo. Il re degli dèi, assunte le sembianze di un'aquila, rapì Ganimede portandolo con sé nell'Olimpo[61]. Il tema della decorazione della volta della Galleria Farnese è gli Amori degli dèi e le singole scene raffigurate si basano in buona parte sulle Metamorfosi di Ovidio. Musei Civici di Palazzo Farnese piazza Cittadella 29 29121 - Piacenza - Italy (mappa e contatti) Per far questo Annibale guardò (e fuse tra loro) vari esempi di decorazione di soffitti, primo tra tutti quello michelangiolesco della volta della Cappella Sistina. Gli affreschi della Galleria Farnese, un ambiente di Palazzo Farnese a Roma, sono un'opera di Annibale Carracci portata a compimento, in più riprese, tra il 1597 e il 1606-1607. Alessandro Farnese (1468 – 1549), figlio di Pier-Luigi Farnese e Giovanella Gaetani, studiò all’Accademia di Lorenzo di Medici dove conobbe Pico della Mirandola. È la posizione di Silvia Ginzburg, che sviluppa ampiamente la tesi nel saggio. Immediatamente inizia la trasformazione di Fineo in una statua. Il medaglione con Salmaci e Ermafrodito è una delle parti peggio conservate della volta, rovinato da un antico restauro, Ulteriore derivazione dalle Metamorfosi (Libro X, 1-63), nel medaglione si narra la storia di, Ancora una volta la fonte del medaglione è il poema di Ovidio (Libro II, 846-675). Anche lo sfondamento ai quattro angoli della volta, dove Eros e Anteros lottano en plein air, è un’idea che deriva dal precedente del Tibaldi[5]. Secondo Rudolf Wittkower, infatti, la statua berniniana muterebbe dal Polifemo della Galleria la resa della torsione corporea e la sospensione dell'azione nell'istante immediatamente antecedente al lancio della pietra.