Anche le molteplici campagne di riproduzione grafica del ciclo farnesiano sono un eloquente segno del successo riscosso dall'opera. Nonostante il tema del modello raffaellesco, tuttavia, la critica moderna tende escludere che questa scena della Galleria raffiguri lo stesso soggetto della Farnesina. Per gli autori che leggono in chiave edonistica le storie della volta, il Trionfo marino è pertanto una delle testimonianze più significative dello spirito gaudente che caratterizzerebbe gli affreschi del soffitto della Galleria Farnese[58]. D'altro canto, che Agostino Carracci abbia utilizzato come modello per il suo corteo marino il celeberrimo affresco di Raffaello (Villa Farnesina) dedicato all'apoteosi della bellissima ninfa è una conclusione largamente condivisa dagli studi. Per il Bellori l'allegoria morale della favola sta nell'identificazione di Medusa con la voluttà che muta in sasso Fineo e i suoi compagni. Il molosso di Cefalo volge lo sguardo al suo padrone che si dimena. Leggi gli appunti su galleria-di-palazzo-farnese qui. In uno studio preparatorio per la decorazione della volta (conservato al Louvre), già compare (sia pure in una posizione diversa da quella finale) il gruppo con Ganimede e l'aquila. Fineo rimanda al cosiddetto Gladiatore Borghese e al Torso del Belvedere, mentre la figura di Perseo riecheggia l'Apollo del Belvedere e le statue del Gruppo dei Tirannicidi – ennesima scultura farnesiana ora a Napoli – dalle quali deriva la severità della posa e l'accentuata tensione muscolare. Con gli anni, tuttavia, tra le fine del Settecento e per gran parte dell'Ottocento, la complessiva fortuna critica di Annibale Carracci, e con essa quella della Galleria Farnese, calò di molto offuscata dall'accusa di eclettismo. Essa costituisce, agli occhi degli specialisti, la più perfetta conclusione di un secolo e mezzo d’innovazioni pittoriche in Europa, prima della nascita delle grandi correnti artistiche del Seicento. Gli affreschi della Galleria Farnese, un ambiente di Palazzo Farnese a Roma, sono un'opera di Annibale Carracci portata a compimento, in più riprese, tra il 1597 e il 1606-1607. Il Palazzo Farnese (o Villa Farnese) si trova a Caprarola in provincia di Viterbo nel Lazio. Il recupero critico degli affreschi farnesiani, e del valore artistico di Annibale in generale, si ebbe solo nel Novecento a partire dal pionieristico studio di Hans Tieze[88] (1906), consolidato dall'importante contributo di Denis Mahon (1947). Negli anni Ottanta del Cinquecento, infatti, Annibale aveva realizzato, prima delle opere reggiane, vari dipinti a Parma, sede della corte di Ranuccio Farnese, duca di Parma e Piacenza e fratello di Odoardo. Tra questi il Trionfo di Bacco portato a compimento dal Garofalo sulla base di un'idea di Raffaello messa a punto sempre per i Camerini estensi, ma non eseguita in quell'occasione[26], e il rilievo del Giambologna posto sul basamento della statua equestre di Cosimo I de' Medici, raffigurante l'ingresso trionfale dello stesso Granduca di Toscana nella città di Siena. 60 relazioni. Questo primo progetto non andò in porto, ma poco dopo una seconda équipe di pittori francesi realizzò un’ampia serie di copie degli affreschi farnesiani che vennero utilizzate per decorare un ambiente dello stesso Palazzo reale parigino, cioè la Galleria di Diana[86] (o degli Ambasciatori)[87]. A questa possibile fonte si affianca il piccolo affresco con Venere e Adone, di Raffaello e bottega, parte della decorazione della Stufetta del cardinal Bibbiena. Lo stesso Annibale Carracci, inoltre, attese alla decorazione di alcuni gravicembali – i cui pannelli dipinti si trovano oggi a Londra (National Gallery) – che in effetti mostrano assonanza tematica con gli affreschi della Galleria e che forse furono realizzati proprio per essere messi qui[5]. Alcuni inventari farnesiani attestano, infatti, che vi erano collocati degli strumenti musicali. In questo primo abbozzo Annibale si è rifatto al celebre disegno di Michelangelo di identico soggetto. Per il Bellori, infatti, nelle favole dipinte da Annibale Carracci sarebbe raffigurata la lotta tra il vulgare e il celeste amore, cioè tra l'amore carnale e quello spirituale, con ovvia (per le convenzioni del tempo in cui Bellori scrive) vittoria del secondo. In questa raffigurazione convivono sia l'equilibrata raffigurazione classica, che la sfarzosità del barocco, che si esprime nelle prospettiche fantastiche e negli spazi illusori. Il medaglione con Salmaci e Ermafrodito è una delle parti peggio conservate della volta, rovinato da un antico restauro, Ulteriore derivazione dalle Metamorfosi (Libro X, 1-63), nel medaglione si narra la storia di, Ancora una volta la fonte del medaglione è il poema di Ovidio (Libro II, 846-675). Il ragazzo rifiuta con decisione le attenzioni amorose di Salmaci, finché questa, sorprendendo Ermafrodito che fa il bagno in uno stagno, tenta un nuovo vigoroso approccio. Il tondo dipinto a fianco dell' Ercole è un chiaro riferimento ai Farnese: i gigli La scritta, in greco, significa: “Mi accresco per virtù divina”.. La grande Galleria. Ciclo cui, data la vicinanza tematica con l'impresa cui si accingeva, Annibale guardò anche per trarvi soluzioni iconografiche e compositive[6]. La posa e i lineamenti del viso della protagonista femminile dell'affresco sono stati avvicinati alla statua della Venere Callipigia[57], mentre nel volto del personaggio maschile che abbraccia (o aggredisce?) Secondo il Malvasia uno di essi spetterebbe a Ludovico Carracci, eseguito durante una visita romana fatta al cugino Annibale. Adagiati sulle finte cornici tonde dei medaglioni compaiono dei putti (alcuni con zampe caprine, sono dei satiretti) di chiara reminiscenza correggesca. Secondo alcuni autori il motto avrebbe un significato satirico, nel senso che i romani troverebbero la loro origine non tanto (e comunque prima che) nelle gesta eroiche di Enea, ma in un capriccio erotico di Venere. Come osservato sono molte le antiche statue citate negli affreschi della Galleria: non poche di esse appartenevano agli stessi Farnese ed alcune erano collocate proprio nell'ambiente del palazzo che ospita le pitture di Annibale. La descrizione delle scene contenuta nelle sezioni successive e le singole notizie relative a ciascun quadro riportato sono tratte, ove non riferite ad altri autori, dal volume di Silvia Ginzburg. Annibale ha introdotto delle varianti al racconto di Ovidio (Libro IV, 665-739): mentre nelle Metamorfosi Perseo si libra in volo grazie ai calzari alati ricevuti da Ermes, nel dipinto (in alto a sinistra) egli è in groppa a Pegaso; inoltre, se in Ovidio l'arma con la quale Perseo uccide il mostro è una spada, nell'affresco egli utilizza la testa di Medusa che precedentemente aveva decapitato. Il tema della decorazione della volta della Galleria Farnese è gli Amori degli dèi e le singole scene raffigurate si basano in buona parte sulle Metamorfosi di Ovidio. Ancor più rilevanti furono le stampe di Carlo Cesi (1657) – le cui incisioni sono commentate dal Bellori – e di Pietro Aquila (1677)[84]. Per far questo Annibale guardò (e fuse tra loro) vari esempi di decorazione di soffitti, primo tra tutti quello michelangiolesco della volta della Cappella Sistina. la dea al centro del corteo marino si coglie una citazione del busto dell'imperatore Caracalla. Forse questa prestigiosa commissione fu propiziata da Gabriele Bombasi, letterato reggiano e famigliare dei Farnese già alla corte di Parma, da Annibale conosciuto a Reggio Emilia dove il più giovane dei Carracci aveva realizzato diverse opere (nessuna più in loco)[2]. Gli Amori degli dèi inscenati sulla volta si articolano in tredici scene narrative – cui si aggiungono le storie contenute nei medaglioni in finto bronzo – distribuite secondo la ripartizione che segue[23]. Le storie della Galleria Farnese furono realizzate ad affresco con non poche rifiniture a secco. Enorme fu la fortuna iniziale dell'impresa di Palazzo Farnese come si ricava in modo pressoché unanime dalle fonti antiche su Annibale Carracci[83]. Dates: April 21 – July 24, 2017 Leggi gli appunti su galleria-di-palazzo-farnese qui. Apri un sito e guadagna con Altervista - Disclaimer - Segnala abuso - Privacy Policy - Personalizza tracciamento pubblicitario, Palazzo Ruccellai – Leon Battista Alberti – Analisi, Spedale degli Innocenti – Brunelleschi – Analisi. Per amore di lui, Aurora aveva chiesto agli dèi che Titone non morisse mai. Partecipa all'evento anche Cupido, semisdraiato su una coscia di sua madre. Le pareti della Galleria furono decorate qualche anno dopo la conclusione dell'impresa della volta, a partire orientativamente dal 1603. L'intuibile significato della scena è che la malìa d'amore può devirilizzare anche i più forti e ferini petti (per dirla con le parole del Bellori) e farli schiavi. LE ISCRIZIONI INDIVIDUALI, PER FAMIGLIE O PICCOLI GRUPPI (MAX 5 PERSONE) SI FANNO DIRETTAMENTE SU QUESTO SITO UTILIZZANDO IL CALENDARIO ON LINE. Superata in tal modo (ma non da tutti gli studiosi del ciclo farnesiano[12]) la lettura moralizzante del Bellori, è stata proposta un'interpretazione assai più "semplice" delle scene della volta: esse, per l'appunto, non celerebbero nessun particolare significato morale, ma sarebbero essenzialmente una celebrazione dell'amore. La presenza nell'affresco di Diana assume il senso – come forse già nel quadro con Diana e Pan – di sottolineare la forza del sentimento d'amore: anche l'austera dea cacciatrice – «non più gelida e schiva ma tutta calda d'amoroso foco», come dice il Bellori – può cedere ai suoi richiami. Erwin Panofsky. Già nelle sue opere d'esordio - alcune delle quali dedicate a temi non distanti da quelli della Galleria - Gian Lorenzo riuscì a dare alle sue statue quella vita e quella passione che il pittore venuto da Bologna aveva messo in scena sulla volta Farnese[94]. È Selene che addormenta eternamente il giovane e bellissimo pastore per amarlo mentre egli dorme. Irving Lavin. Incerto è invece se Annibale per questo riquadro si sia rifatto anche ad antichi sarcofagi. Il primo ambiente di Palazzo Farnese che Annibale Carracci effettivamente decorò è lo studio privato di Odoardo Farnese, noto come Camerino Farnese, in cui realizzò ad affresco un ciclo con le Storie di Ercole e per il quale dipinse anche la tela con Ercole al Bivio. Visita virtuale Visitare Palazzo Farnese come se foste realmente dentro. Quattro bronzi sono collocati, nella parte parietale della volta (sui lati corti), sotto i due quadri con le storie di Polifemo, nella illusionistica sovrapposizione di piani particolarmente accentuata in quelle sezioni della decorazione della Galleria. Foto 1) Galleria Farnese La Galleria Farnese è una loggia coperta situata sul lato del Palazzo che dà verso Via Giulia e il Tevere e fu realizzata da Giacomo Della Porta su progetto del Vignola. In realtà, sui muri della Galleria Farnese Annibale, nei suoi dipinti pieni di luce e colore, dove gli dèi dell'Olimpo si affannano, gioiscono e si disperano sotto il dominio dell'amore, ha riportato alla vita quei marmi, bellissimi ma freddi, giunti dal passato. Questi naturalmente accettano e Perseo prontamente uccide il mostro, liberando la giovane. galleria dei Carracci. Infatti, in un disegno preparatorio (Albertina di Vienna) si osserva che l'idea originaria era quella di raffigurare l'incontro a Nasso tra Bacco trionfante di ritorno dalle Indie ed Arianna dormiente, appena abbandonata da Teseo. Su entrambi i lati lunghi sono aperte delle nicchie in cui erano situate alcune delle celebri statue antiche di proprietà dei Farnese (in gran parte ora nel Museo archeologico nazionale di Napoli). Anche il gruppo di astanti a sinistra dei genitori è considerato un contributo di bottega, ma di più alta qualità e quindi attribuibile ad un aiuto in quel momento più esperto dello Zampieri. La questione interpretativa è resa ancor più complessa da un ulteriore elemento di dubbio. I due personaggi principali avanzano su carri trainati rispettivamente da tigri e arieti bianchi. Per questa tesi, nella scena centrale del soffitto si realizzerebbe la sintesi dell'antagonismo tra amore sensuale e amore spirituale che sarebbe il tema di tutta la Galleria Farnese. Ulteriore ripresa rinascimentale è data dall'utilizzo di una tecnica di stesura del colore, su ampia parte della superficie dipinta, puntinata, che esalta gli effetti di luce ed ombra. Per una prima, più risalente, tesi, Agostino avrebbe raffigurato un episodio tratto dall'Asino d’oro (o Metamorfosi) di Apuleio che ha per protagonisti le divinità marine Portuno e Salacia (Libro IV)[54]. Non è escluso però che i contatti di Annibale con i Farnese siano precedenti all'incontro con il Bombasi. Forse proprio per questo gli affreschi farnesiani piacquero così tanto al giovane Bernini: lo scultore, che di Annibale (forse millantando) si dichiarò discepolo, volle dare la sua risposta nella sfida tra le arti. Non tutti condividono questa idea e, in linea con quanto si legge nel Bellori, ritengono le pareti parte di un medesimo progetto iconografico, unitariamente pianificato, sin dall'inizio, per l'intera Galleria. La scena allude a come col trascorrere del tempo i sentimenti d'amore possano mutare. Circostanza anche questa ritenuta incompatibile con la supposta funzione di celebrazione nuziale[18]. In testa alla carovana vi è il vecchio Sileno, noto satiro particolarmente devoto a bacco, è tanto saggio quanto brutto. Sdraiato a terra, in basso a destra, vi è l'ormai decrepito Titone, primo amante umano di Aurora. Nell’ala di Palazzo Borghese che si allunga verso il Tevere e che dà all’edificio l’originale forma di cembalo, al piano terreno si trova una galleria formata da cinque sale comunicanti, dalle volte affrescate, con affaccio sul ninfeo. Condivide nella sostanza l’interpretazione del Bellori John Rupert Martin nella sua ponderosa analisi dell’opera di Annibale Carracci in Palazzo Farense contenuta nel volume, Sostiene questa tesi soprattutto Charles Dempsey, già in alcuni contributi del 1968, ribaditi e sviluppati nella sua monografia, Tra le ipotesi avanzate per spiegare lo spirito edonistico delle pitture della Galleria vi è anche quella di una voluta provocazione di Odoardo Farnese al papa Clemente VIII Aldobrandini, uomo di esasperata pudicizia. Da ultimo è stata proposta una lettura del ciclo della volta che recupera in parte l'impianto belloriano (depurandolo comunque degli aspetti moralistici che lo caratterizzano) e lo coniuga con la (ribadita) funzione epitalamica per le nozze tra Ranuccio e Margherita. Statua ripresa anche nel Pan che compare alla testa del corteo nel Trionfo di Bacco e Arianna. Per i sostenitori della natura epitalamica degli affreschi della volta di Palazzo Farnese, la tromba di Mercurio va letta come strumento per l'annuncio delle nozze Farnese-Aldobrandini così come, nella villa di Agostino Chigi, essa annuncia l'unione tra Amore e Psiche. Notevole, infine, è la raffigurazione del ricco vasellame, altro possibile punto di contatto con gli affreschi mantovani di Giulio Romano ed in particolare con la scena del Banchetto di Amore e Psiche. La Villa Farnesina in via della Lungara a Roma, nel cuore di Trastevere, è una delle più nobili e armoniose realizzazioni del Rinascimento italiano, commissionata da Agostino Chigi a Baldassarre Peruzzi, e affrescata con dipinti ispirati ai miti classici da Raffaello Sanzio, Sebastiano del Piombo, Giovanni da Udine, Giovanni Bazzi detto il Sodoma, Giulio Romano e Giovan Francesco Penni. Infatti, la scena con il canto del ciclope si trova su uno dei lati corti della volta (Sud): dal centro della lunga Galleria, punto ideale per una visione d'insieme dell'intero ciclo, il quadro (al pari del suo gemello con Polifemo e Aci sul lato opposto) potrebbe risultare poco visibile, se non, appunto, accrescendo la dimensione delle figure: ciò che fece Michelangelo con il suo Giona (e le altre figure sui lati corti della Cappella Sistina), risolvendo così lo stesso problema ottico. Inteso dal Bellori come raffigurazione dell'ebbrezza, madre di ogni vizio, il Trionfo di Bacco e Arianna è stato oggetto di una recente reinterpretazione che vi individua il fulcro dell'intero (supposto) significato allegorico del ciclo della Galleria[29]. Per la descrizione delle pareti lunghe, cfr. Secondo alcuni studiosi l'algida bellezza di Andromeda sarebbe stata il modello seguito da Bernini per la figura di Proserpina del gruppo scultoreo raffigurante il ratto della dea da parte di Plutone[75]. Di qui la ritenuta funzione di questo quadretto quale firma allusiva della Galleria, opera che avrebbe davvero reso "inmortale" il nome di Annibale[81]. In particolare, la prima opera parmense del Carracci fu una grande pala d'altare raffigurante una Pietà con santi (1585), eseguita per la chiesa dei Cappuccini (ora nella Galleria della città). Le prime raccolte di incisioni tratte dalla Galleria furono patrocinate, tra il quarto e il quinto decennio del Seicento, dal cardinale Armand-Jean du Plessis de Richelieu, ambasciatore di Francia alloggiato in Palazzo Farnese, e furono eseguite da artisti suoi connazionali[84]. A differenza del Tasso però il Carracci mette nelle mani del semideo un tamburello e non una conocchia. L’esecuzione degli affreschi della Galleria Farnese iniziò verso il 1597, quando Annibale realizzò una serie di splendidi disegni che documentano anche i cambiamenti del … Per il gruppo del Sileno (ed altri particolari), tuttavia, Annibale potrebbe essersi rifatto (piuttosto che direttamente ad esempi antichi) ad un disegno di Perin del Vaga, preparatorio di uno degli ovali in cristallo di rocca intagliati da Giovanni Bernardi ed incastonati in un prezioso scrigno noto come Cassetta Farnese. La fonte ispiratrice del tema sarebbe fornita da un epitalamio di Claudio Claudiano scritto per il matrimonio dell'imperatore Onorio. L'approdo di questo percorso di studi ha evidenziato come in quest'opera Annibale abbia saputo creare un ponte tra passato e futuro: ha recuperato la tradizione dei giganti del Rinascimento italiano, ormai inaridita nelle ultime stagioni manieristiche, dove da quei grandi magari si attingevano soluzioni stilistiche ma non si era più in grado di coglierne l'essenza creativa, e allo stesso tempo ha gettato le basi di un nuovo linguaggio artistico: il barocco[89]. La scena più significativa è la già menzionata Vergine con l'unicorno, – animale fantastico emblema dei Farnese – che è collocata sull'unica porta di ingresso alla Galleria che si apre sui lati lunghi (precisamente su quello orientale). Allo stesso tempo la cospicua diffusione di illustrazioni a stampa degli affreschi di Annibale contribuì a propagarne la fama in tutta Europa, al punto che, per decisione di Luigi XIV, Charles Le Brun e Nicolas Poussin furono incaricati di curarne la copia integrale allo scopo di creare una riproduzione esatta della Galleria Farnese nel Palazzo delle Tuileries a Parigi[84]. Retrostanti a essi è raffigurata una struttura architettonica aperta al cielo, incorniciata da statue e medaglioni. Il magnifico edificio, oggi sede del Consiglio di Stato Italiano, ha assunto il nome della famiglia Spada nel Seicento; il palazzo ha, però, un'origine più antica, essendo stato fatto edificare nel corso del Cinquecento dal cardinal Girolamo Capodiferro (1502-1559). Evidente è il pendant compositivo che il quadro forma con quello seguente con Mercurio e Paride: in entrambi i dipinti vi sono due protagonisti, uno dei quali scende dall'alto, mentre assiste alla scena un animale. Si tratta di quella di quella con un satiretto, un putto e una ninfa: una delle più licenziose di tutta la serie[44]. Alla realizzazione degli affreschi contribuirono anche Agostino Carracci, fratello di Annibale, e, successivamente, alcuni allievi dello stesso Annibale, tra i quali il Domenichino. 4 Giovanni Pietro Bellori, Della riparazione della Galleria dei Carracci nel Palazzo Farnese, e della Loggia di Raffaelle alla Lungara, in Descrizione delle Pitture di … Il Carracci ebbe modo di studiare la composizione michelangiolesca attraverso una copia del disegno eseguita da Daniele da Volterra (artista che fu amico del Buonarroti e che lavorò per i Farnese), posseduta da Fulvio Orsini, dotto umanista al servizio del cardinale Odoardo. Il riquadro si è prestato ad interpretazioni opposte: il Bellori (questa volta nell'Argomento[48]) ha visto nella storia di Giacinto una reprimenda delle passioni "insane" (riferendosi all'amore omosessuale), mentre alcuni studi moderni hanno colto in questa storia un riferimento all'anima pura che ascende al cielo[49]. L'intera decorazione dialoga con le scene narrative[69]: alcuni ignudi sono intenti a contemplare quanto accade nei quadri e nei medaglioni, l'attenzione di due dei satiri sembra essere richiamata dal clamore del corteo bacchico che irrompe nel mezzo del soffitto, mentre le maschere offrono un campionario di muti commenti salaci, tristi o sbigottiti a quanto succede sopra di loro[68]. Fineo, atterrito dal prodigio, invoca la clemenza di Perseo, ma per lui non ci sarà pietà: a sinistra nell'affresco (con qualche licenza rispetto al racconto di Ovidio) un compagno dell'eroe gira con forza la testa di Fineo, implorante in ginocchio, verso Perseo che regge la testa della gorgone. François-Charles Uginet. Owned by the Italian Republic, it was given to the French government in 1936 for a period of 99 years, and currently serves as the French embassy in Italy. Questi però ama Procri e cerca di sottrarsi all'abbraccio della dea. 231 relazioni. In questo caso un capro delle greggi di Pan. Palazzo Farnese è un edificio storico di Roma.. Di proprietà dello Stato Italiano, è concesso dal 1936 al governo francese, che ha qui la sede della propria ambasciata in Italia, per un periodo di 99 anni.Esempio della corrente sintetista sangallesca nell'architettura rinascimentale cinquecentesca, sorge nell'omonima piazza, nel rione Regola. Infine, dei mascheroni – taluni policromi, altri monocromi – sono collocati sotto i medaglioni e i quadri dei fregi. Nell’ala di Palazzo Borghese che si allunga verso il Tevere e che dà all’edificio l’originale forma di cembalo, al piano terreno si trova una galleria formata da cinque sale comunicanti, dalle volte affrescate, con affaccio sul ninfeo. Per la versione finale dell'affresco, tuttavia, il modello effettivamente seguito non fu più il disegno di Michelangelo, ma un antico gruppo scultoreo di proprietà dei Farnese – parimenti raffigurante Ganimede e l'aquila – anch'esso oggi nel Museo archeologico di Napoli[62]. Nel movimento ascensionale e nella posizione dei due protagonisti è forse possibile cogliere un rimando alla rappresentazione del medesimo tema eseguita da Baldassarre Peruzzi nei piccoli affreschi della Farnesina raffiguranti l'allegoria astrologica della data di nascita di Agostino Chigi[63]. Il programma delle pareti lunghe è piuttosto articolato. Degni di essere sottolineati sono anche i dettagli in rilievo del carro di Bacco e di un'anfora d'oro portata da una delle astanti, associabili ad alcuni lavori di alta oreficeria che in quegli stessi anni Annibale ed Agostino Carracci producevano per Odoardo Farnese. Come pare evincersi da alcuni studi preliminari per i quali si è ipotizzata una connessione col ciclo immaginato per la Sala Grande – tra cui quello per un ritratto equestre del duca Alessandro – Annibale, forse, aveva iniziato a lavorare alla progettazione della decorazione del salone[4], ma questo progetto fu prima sospeso e poi, per ragioni ignote, definitivamente abbandonato[1]. L'austerità dello stile degli affreschi delle pareti, quindi, rifletterebbe, secondo questa prospettiva, anche la diversa intenzione con la quale sono stati concepiti[71].