Famosa è diventata l’espressione utilizzata da Tito Livio, che nel commentare l’indecisione del Senato afferma laconicamente: “dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur”, ossia “mentre a Roma si discuteva, a Sagunto già si combatteva violentemente”. Quindi si mosse ad assediare Tunisi, ultima roccaforte in mano ai mercenari ribelli. La guerra era finita 2. In questo contesto le tre guerre combattute tra Roma e Cartagine (264-241, 218-201, 149-146 a.C.) costituiscono un passo fondamentale: fu grazie a questi tre conflitti che Roma acquisì in modo definitivo la consapevolezza di poter ambire a un dominio universale; inoltre essi provocarono nella città una serie di trasformazioni politiche, sociali ed economiche destinate a ripercuotersi con forza nel periodo successivo. A sua volta il termine punico è una corruzione di fenicio, come Cartagine è una corruzione del fenicio Qart Hadash (città nuova). La sconfitta di Pirro a Maleventum nel 275 a.C. sancì il definitivo ingresso di Roma, che arrivò così a controllare saldamente l'Italia centro-meridionale, nel novero delle grandi potenze del Mediterraneo. Tuttavia entrambi i contendenti dovettero investire pesantemente nell'allestimento delle flotte e questo diede fondo alle finanze pubbliche di Cartagine. I concetti principali per memorizzare 100 anni di storia. Nel frattempo defezionavano da Cartagine anche Utica e Ippona, così come i mercenari lasciati in Sardegna. Il trattato poneva i limiti di espansione punica in Iberia a sud del fiume Ebro. 6 La campagna di Scipione in Africa ispirò a Francesco Petrarca il componimento del celebre poema epico Africa (1339-1343), scritto in esametri latini e incentrato appunto sugli ultimi anni della seconda guerra punica. Siamo fieri di condividere tutti i contenuti di questo sito, eccetto dove diversamente specificato, sotto licenza, Videolezione "Le cause della Prima Guerra Mondiale", Credo esistano alcuni studi (forse di Marta Sordi) che mettono in forte dubbio l'esistenza dei celeberrimi "corvi". Alla “linea dura” di Catone si opponeva infatti quella di Scipione Nasica, cugino dell’Africano, il quale sosteneva convintamente la necessità di mantenere in vita l’antica rivale. Il problema era qui rappresentato dal fatto che i confini tra i due Stati (la Numidia e Cartagine) non erano mai stati fissati in modo preciso e negli anni che seguirono la fine della guerra annibalica Massinissa sfruttò proprio questa circostanza per impadronirsi a suo piacimento dei territori che più gli aggradavano. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 07/03/2001. La risposta di Cartagine non fu, in un primo momento, particolarmente efficace. Nella primavera del 218 a.C., ricevuta notizia che Cartagine aveva rotto gli indugi e dichiarato apertamente guerra ai Romani, Annibale si mise quindi in marcia da Nova Carthago alla testa di un imponente esercito forte di oltre 90.000 uomini. Attraversati i Pirenei e giunto in Provenza, Annibale riuscì a guadare, seppur con difficoltà, il fiume Rodano, eludendo la presenza dell’esercito romano inviato a contrastarlo. 2 0. Risposta preferita. Cartagine venne sconfitta nella Battaglia di Capo Ecnomo da una grande flotta romana appositamente approntata che consentì alle legioni di Attilio Regolo di sbarcare in Africa. Ad avvalorare tale ipotesi concorrerebbero sia l'archeologia sperimentale (i "corvi" semplicemente NON funzionano) sia un argomento ex silenzio: sulla stele in memoria del console vittorioso non si fa alcun riferimento a questa "arma segreta" nè vi è alcuna notizia ulteriore che sia mai stata utilizzata in altre battaglie. gigispina@ymail.com. Condividi questa lezione. L’anno successivo i consoli mossero contro Agrigento, importante cittadella in mano ai Cartaginesi situata a un fondamentale crocevia strategico, che capitolò dopo un assedio di otto mesi. Quest’ultima richiesta - una vera e propria estorsione - era tuttavia impossibile da soddisfare e, di fronte al rifiuto del sinedrio di accondiscendere alle loro richieste i due capi mercenari, Spendio e Mato, diedero “il via ufficiale” alle ostilità facendo prigioniero Gisgone, il comandante inviato da Cartagine a trattare con i mercenari.La ribellione, inizialmente circoscritta ai soli mercenari, si propagò rapidamente anche tra i sudditi africani di Cartagine (i Libici), esasperati dagli ingenti tributi imposti dalla città negli ultimi anni del conflitto con Roma. La relativa decadenza dello stato era mitigata da un riprendersi del commercio e un nuovo impulso dato all'agricoltura e in particolare alle coltivazioni di ulivo e vite. Nel breve scontro che seguì i Romani lasciarono sul campo più di 15.000 uomini: lo stesso Flaminio trovò la morte. La conclusione del conflitto aprì a Cartagine una gravissima crisi interna. Dopo tre anni di battaglie i mercenari furono sgominati e Cartagine poté riprendere il suo percorso per riconquistare il vigore economico precedente. Scipione bloccò il porto da cui arrivavano i rifornimenti per gli assediati; questi scavarono un tunnel-canale e riuscirono a costruire cinquanta navi, ma Scipione distrusse la flotta e il tunnel-canale fu chiuso. Così Capua e Taranto, per citare le più importanti, passarono di mano da Roma ad Annibale e di nuovo a Roma. Parola chiave: guerre puniche. Ancora una volta non osò attaccare Roma che già si aspettava l'assedio e si limitò a operare nelle regioni del sud Italia. Sono conosciute come puniche in quanto i romani chiamavano punici i Cartaginesi. Nonostante la sconfitta i Romani erano ancora convinti di poter avere la meglio su Annibale in un grande scontro campale. E a far ricordare i romani pensava Catone il Censore. leggi finalmente i tuo libro di storia, io non faccio. Nel 264 a.c. appio claudio da reggio sbarca in sicilia e si impossessa di messina; dal 264 al 262 a.c. assistiamo a tre diversi scontri: roma tiene a bada cartagine ed è esclusa dalla sicilia orientale; siracusa accetta nell’ alleanza roma e agrigento viene conquistato. Annibale, scampato allo scontro e rientrato precipitosamente a Cartagine, invitò i suoi concittadini a chiedere la pace. Le guerre puniche furono tre guerre combattute fra Roma e Cartagine tra il III e II secolo a.C., che si risolsero con la totale supremazia di Roma sul mar Mediterraneo; supremazia diretta nella parte occidentale e controllo per mezzo di regni a sovranità limitata nell' Egeo e nel mar Nero. Per fare ciò era tuttavia necessario, per prima cosa, recuperare le risorse economiche perdute nei lunghi anni di guerra e soprattutto migliorare l’efficienza dell’esercito terrestre, che nella prima guerra punica non era riuscito a tenere testa alle legioni romane.Animato da questo spirito Amilcare convinse allora il sinedrio cartaginese a concedergli i fondi necessari per iniziare una vasta campagna di conquista della penisola iberica. Nel 209 a.C. s’impadronì, con una mossa a sorpresa, di Nova Carthago, mentre l’anno successivo (208 a.C.), nei pressi di Baecula, inflisse ad Asdrubale una severa sconfitta. Cartagine e le guerre puniche: riassunto LA PRIMA GUERRA PUNICA I Cartaginesi non accettano e si preparano a resistere ad ogni costo e durante una battaglia vicino a Tunisi sconfiggono i … puniche, guerre Le tre guerre combattute fra Roma e Cartagine, che segnarono l’egemonia di Roma nel Mediterraneo (v. fig.. 1. Già da diversi decenni i mercanti romani e italici (negotiatores) intrattenevano proficui scambi commerciali con le comunità greche affacciate sull’altra sponda del mare Adriatico. Fedeli al trattato stipulato con Roma, i Cartaginesi non risposero mai in modo aggressivo alle provocazioni del Numida, rivolgendosi sempre all’arbitrato dei Romani, sebbene questi decidessero puntualmente di appoggiare le richieste di Massinissa.Quando però Massinissa avanzò rivendicazioni sul territorio degli Emporia - uno dei più fertili dell’entroterra cartaginese - appoggiato, anche in questo caso, dal benestare dei Romani, i Cartaginesi decisero che non era più possibile restare a guardare e, armato prontamente un esercito, lo inviarono contro il re numida. Guerre puniche - Riassunto, schema e sintesi degli eventi Appunto di storia contenente un riassunto delle tre guerre puniche con le date più importanti. Una volta terminata quest’opera Scipione lanciò una serie di attacchi combinati, portando la guerra tra le stesse strade della città fino a quando gli ultimi difensori non si consegnarono nelle sue mani o scelsero la via del suicidio.Cartagine fu completamente distrutta dai Romani, mentre gran parte del suo territorio andò a costituire la nuova provincia d’Africa. Le richieste di soccorso dei Mamertini contro Siracusa raggiunsero Roma e Cartagine. Questa misura fu tuttavia interpretata dai Galli come sintomo della volontà romana di riprendere in modo vigoroso la spinta espansionistica verso nord.Nel 225 a.C. i Boii e gli Insubri, cui si unirono per l’occasione anche bande di mercenari della tribù dei Gesati, lanciarono quindi un deciso attacco verso sud, ma dopo aver sbaragliato gli avamposti romani in Umbria, furono raggiunti e circondati presso Talamone dalle forze congiunte dei due consoli, che riportarono una schiacciante vittoria.La battaglia non segnò però la fine delle ostilità. Postosi a capo di una piccola forza (10.000 uomini e 70 elefanti), egli si diresse per prima cosa verso Utica, in un nuovo tentativo di rompere l’assedio ribelle. Amor nasca, nè pace; anzi alcun sorga Questo andava contro il trattato del 306 a.C. che vietava gli interventi di Roma in Sicilia. La sosta aveva dato ad Asdrubale, posto a capo dell'esercito, la possibilità di raccogliere circa 50.000 uomini ben armati e l'assedio si protrasse. “Vittime” di questa politica di conquista furono sia la Macedonia di Filippo V e del figlio Perseo (II e III guerra macedonica: 200-196 a.C. e 171-167 a.C.), sia la Siria di Antioco III (guerra siriaca: 192-187 a.C.). Nel giro di pochi mesi fu allestito un imponente esercito composto da una flotta di 200 navi da guerra e una forza terrestre di 20.000 legionari. Archimede utilizza gli specchi “ustori” per bruciare la flotta romana (dipinto di Cherubino Cornienti, 1855). Quindi fu inviato presso di loro un generale, Annone, che spiegò ai mercenari le difficoltà economiche della città e propose di liquidare il soldo dovuto a un tasso inferiore a quello stabilito per contratto. Sul fronte italico i Romani impiegarono costantemente un numero altissimo di legioni con le quali frustrarono ogni tentativo di Annibale di allargare la sua rete di alleanze, mentre nello stesso periodo la flotta romana, stazionata al largo di Brindisi, impediva a Filippo V di portare le sue truppe in Italia.In Sicilia fu invece inviato un altro famoso generale, Marco Claudio Marcello, il quale, sbaragliate sul campo le forze cartaginesi e siceliote, pose ben presto l’assedio alla stessa Siracusa. Le origini del conflitto I rapporti tra Roma e Cartagine, mentre fino agli inizi del III sec. Il Barcide era infatti convinto che se fosse riuscito a infliggere ai Romani delle pesanti sconfitte in Italia, i socii avrebbero via via abbandonato l’alleanza con la città egemone, privando in questo modo Roma delle sue risorse belliche e costringendola a capitolare. La notizia di questa nuova sconfitta gettò Roma nel panico. Essi, sobillati prontamente dai mercenari, offrirono ai rivoltosi l’oro necessario per pagare alle truppe il soldo dovuto e un esercito di circa 70.000 uomini. I Romani erano convinti che la guerra si sarebbe presto risolta in loro favore. Storia romana (1000086) Titolo del libro Storia romana. Nel 288 a.C. i Mamertini, un gruppo di mercenari campani, s’impadronirono della città di Messina.Nel 269 a.C.Gerone, il tiranno di Siracusa, intervenne contro i Mamertini. Quest’ultima proposta, unita alla diffidenza che i mercenari provavano per Annone, sotto il cui comando essi non avevano mai prestato servizio, fu tuttavia la goccia che fece traboccare il vaso. Diventata ormai padrona assoluta del Mediterraneo occidentale, la città era convinta di aver superato il test più importante nella corsa verso l’acquisizione del dominio universale. L'agonia della città si protrasse per tutto l'inverno, senza viveri e attaccata da una pestilenza. Da dove passarono gli elefanti di Annibale? Al fiume Metauro fu sconfitto e ucciso. La mattina seguente (18 dicembre 218 a.C.) inviò quindi la sua cavalleria a provocare i Romani, e dopo che questi ebbero attraversato in forze il fiume fece scattare la trappola ordinando alle truppe ancora nascoste tra la vegetazione di attaccare alle spalle i legionari. La seconda guerra punica fu la seconda delle tre guerre puniche che furono combattute tra Roma e Cartagine anticamente. Università . I Romani tuttavia non si fecero intimidire e Annibale, constatata una volta di più l’impossibilità di assalire la città, fece marcia indietro ritirandosi in Lucania (Calabria). Per quindici giorni i sopravvissuti impegnarono i Romani in una disperata battaglia per le strade della città, ma l'esito era scontato. Indice argomenti su Cartagine e le guerre puniche . Affinché questo piano si realizzasse era necessario, per prima cosa, eliminare - se non fisicamente, quantomeno “politicamente” - Cartagine, riducendola allo stato di potenza di secondo ordine. IL PERIODO TRA LE DUE GUERRE(241-219 a.C.), La rivolta dei mercenari contro Cartagine (241-238 a.C.). A testimonianza di questa ripresa i Cartaginesi si erano addirittura offerti, nel 191 a.C., di versare ai Romani tutto il tributo ancora da pagare in una sola soluzione (offerta comunque rifiutata dal Senato). Catulo accettò di buon grado le proposte cartaginesi e offrì condizioni piuttosto miti: Cartagine doveva abbandonare la Sicilia, mantenere la pace con Siracusa e i suoi alleati, restituire senza riscatto i prigionieri romani e pagare un tributo di 2.200 talenti euboici in vent’anni.Le condizioni di Catulo, che per diventare “ufficiali” dovevano ottenere l’approvazione del popolo, furono tuttavia respinte dai comizi centuriati, i quali imposero ai Cartaginesi clausole più dure che prevedevano l’abbandono, oltre che della Sicilia, anche di tutte le isole comprese tra essa e l’Italia, l’aumento dell’ammontare del tributo di altri mille talenti e il dimezzamento dei termini del suo pagamento, portati ora a dieci anni.Amilcare, seppur frustrato per l’imposizione di queste nuove condizioni, accettò senza protestare e così fece, di lì a poco, il sinedrio cartaginese: aveva così fine la prima guerra punica. 8 Noto è l’episodio, tramandato da più fonti (Polibio, Diodoro Siculo, Appiano di Alessandria), secondo cui Scipione Emiliano, di fronte all’incendio di Cartagine, sarebbe scoppiato in lacrime e citando alcuni versi del VI libro dell’Iliade avrebbe profetizzato la futura caduta della stessa Roma. L'anno successivo attraversò l'Appennino e batté le legioni di Roma nella battaglia del lago Trasimeno. Grazie a queste misure e al fatto che diverse comunità del centro-Italia, soprattutto quelle latine, mantennero fede alla loro alleanza, i Romani riuscirono a schierare un numero sufficiente di legioni con cui contrastare l’avanzata dei Cartaginesi.In questa fase ritornò prepotentemente sulla scena Quinto Fabio Massimo il quale, vista legittimata l’accortezza della sua strategia bellica dalla terribile sconfitta di Canne, riuscì a farsi eleggere per due anni di fila al consolato tra il 215 e il 214 a.C. e a garantire la carica al giovane figlio nel 213 a.C. Commenti. Si può calcolare che con le forze degli alleati, Roma dovesse mantenere oltre 200.000 uomini a combattere cui bisogna aggiungere le forze navali. All'inizio della guerra, Roma non aveva nessuna esperienza di guerra navale. Il console di quell’anno, Appio Claudio Caudex, attraversato lo stretto con un esercito di due legioni, prese quindi posizione a Messina cacciando la guarnigione cartaginese. Il sinedrio rifiutò categoricamente ogni condizione e all’ambasciatore romano che li invitava a scegliere allora se volessero la pace o la guerra con Roma i membri del consiglio risposero vigorosamente che sceglievano la guerra. Il controllo sulle popolazioni sottomesse era esercitato o attraverso la fondazione, in posizioni strategiche, di colonie di cittadini romani, o mediante la stipula di trattati di alleanza unilaterali (foedera) con i popoli italici; questi ultimi garantivano alle “nazioni” sconfitte ampia autonomia interna, ma richiedevano in cambio il pagamento di una tassa militare (tributum) e l’invio costante di contingenti armati. Le sue legioni erano vittoriose da secoli nelle terre italiche ma non esisteva una Marina (la prima grande flotta fu costruita dopo la Battaglia di Agrigento del 261 a.C.). Scipione era in effetti una personalità anomala nel panorama politico romano. Nato del 235 a.C., egli aveva avuto occasione di mettersi in mostra già da giovanissimo, quando nel 218 a.C. aveva salvato la vita del padre, allora console, nella battaglia del Ticino. Lv 7. Probabilmente vedere Cartagine a poche miglia dalle coste del Bruttium appena conquistato dovette creare qualche apprensione nel Senato romano, che acconsentì a inviare soccorsi a Messina. Nonostante la florida ripresa economica Cartagine non poteva infatti rappresentare una seria minaccia al dominio di Roma sul Mediterraneo. I mercenari rifiutarono infatti le offerte del generale e mossero verso Cartagine, accampandosi a soli pochi chilometri dalla città. Il sentimento anti-romano si estese ben presto anche al di fuori dei confini della penisola. L'antica comunità di intenti, basata sulla simmetria degli interessi (terrestri per Roma, navali per Cartagine) cessò all'improvviso. L’egemonia romana sulla penisola italica si estendeva a nord sino al fiume Arno, oltre il quale il territorio della valle del Po era controllato da diverse popolazioni di origine celtica, in particolar modo dai Galli Boii (che occupavano l’odierna Emila Romagna) e dagli Insubri (che controllavano l’odierna Lombardia e il Piemonte). Giunto in Italia, Asdrubale fu affrontato dai consoli del 207 a.C., Caio Claudio Nerone e Marco Livio Salinatore, che presso il fiume Metauro sbaragliarono le forze cartaginesi. A guidare lo Stato era, come a Cartagine, un consiglio di anziani, il Senato (anch’esso formato da 300 membri), mentre il comando degli eserciti era affidato, anno dopo anno, a due magistrati, i consoli, eletti tra le famiglie più ricche e antiche della nobiltà. Le guerre puniche e la conquista dell’Oriente Francesco Toscano. Sottomise molte popolazioni iberiche e alla sua morte fu sostituito dal genero Asdrubale che consolidò le conquiste fatte, fondò la città di Carthago Nova (oggi Cartagena) e stipulò un trattato con Roma. In un’occasione, nel 279 a.C., le due potenze erano addirittura arrivate a siglare un trattato di alleanza militare per respingere la minaccia rappresentata da Pirro, il re dei Molossi chiamato in Italia da Taranto per fronteggiare i Romani, il quale nel 278 a.C. aveva esteso le sue ambizioni di conquista anche su quella parte della Sicilia controllata dai cartaginesi.Al di là di queste premesse, è comunque importante sottolineare che nel 272 a.C. le due città, seppur ancora in rapporti cordiali e amichevoli, stavano ormai entrando in rotta di collisione a causa delle reciproche ambizioni espansionistiche: da una parte Roma, conquistata ormai l’egemonia sulla parte meridionale della penisola italica, cominciava a guardare con sempre più interesse alla possibilità di espandersi anche in Sicilia - una delle regioni più ricche del Mediterraneo -, dall’altra Cartagine, consapevole dell’ambizione dei Romani, era decisa ad anticipare le loro mosse e a completare la conquista dell’isola, verosimilmente con l’obiettivo, in un secondo momento, di estendere a sua volta le proprie mire espansionistiche sull’Italia meridionale. Ciò nonostante, solo pochi mesi più tardi i nativi sardi, insofferenti per il duro controllo esercitato dai mercenari, erano insorti e nel volgere di poco tempo erano riusciti a espellere completamente le forze di occupazione. Un aiuto insperato venne però a Cartagine dalle potenze internazionali, in particolare Siracusa e Roma, che offrirono alla città punica aiuti di ogni sorta, probabilmente perché timorose di una possibile espansione dell’ondata rivoluzionaria al di fuori dei confini africani.I Cartaginesi decisero a questo punto di assegnare il comando supremo della guerra a uno solo dei due generali al momento attivi sul campo, Annone e Amilcare, i quali, in quanto avversari politici, erano restii a collaborare per dare vita a una strategia comune. Prima guerra punica (264 a.C. - 241 a.C.), Rivolta dei mercenari (dal 241 al 238 a.C.), Seconda guerra punica (218 a.C. - 202 a.C.), Terza guerra punica (149 a.C. - 146 a.C.), Per guerre puniche si intendono in generale le guerre e le battaglie che coinvolsero la città di, Trattato tra Annibale e Filippo V di Macedonia, Campagne contro i Caledoni di Antonino Pio, Guerre romano-sasanidi di Alessandro Severo, Campagne germanico-sarmatiche di Costantino, Storia delle campagne dell'esercito romano, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Guerre_puniche&oldid=116137982, Voci non biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, Lotta per l'egemonia in Sicilia e del Mediterraneo occidentale, Conquista della Sicilia dopo Capo Ecnomo e in seguito di Sardegna e Corsica (prima guerra), Conquista della Spagna meridionale e resa di Cartagine a Zama (seconda guerra), Acquisizione dell'Africa cartaginese e distruzione di Cartagine (terza guerra).