Così, Raimondo Berengario II cercò di prendere la città con la forza, ma questa cadde soltanto nel 1176 per mano del suo primo cugino e successore Alfonso I. Nel 1215, con la morte di Alfonso I, la città riconquistò la propria libertà e rinnovò la propria alleanza con Genova. RITORNO PAGINA INIZIALE CRONOLOGIA STORICA DI VENEZIA. Negli anni '30 Nizza ospitava gare automobilistiche internazionali del circuito Formula Libre (predecessore della Formula Uno) sul circuito di Nizza, che prendeva inizio sul lungomare a sud dei giardini Albert I, proseguiva a occidente lungo la Promenade des Anglais e quindi girava di 180 gradi all'Hôtel Négresco per tornare a oriente fino al Quai des Etats-Unis. Di questi, 560 furono deportati nel campo di internamento di Drancy il 31 agosto 1942. [senza fonte]. Originariamente Scritto da Candido infatti, sto conoscendo per matrimonio l'Abruzzo e sono abbastanza sorpreso delle tradizioni abbastanza "barbar Anche l'area del porto era circondata da mura, secondo i disegni pervenuti fino a noi. Le rovine di questa città sono visibili a Cimiez, attualmente uno dei quartieri di Nizza. Nizza 1860-2010 : Nizza terra Garibaldina ! Il 24 Marzo del 1860 il cinico statista Cavour diventò ufficialmente traditore della Patria, gli Stati Sardi: vendette la moglie al diavolo, anzi peggio, regalò (o vendette) alla Francia due province regie, parte del sacro suolo patrio, ma soprattutto mercificò i cittadini di quei territori. Le porcherie, le repressioni, gli inganni che hanno caratterizzato il plebiscito-truffa di annessione del Veneto all’Italia che si è tenuto il 21 e 22 ottobre 1866 sono, ormai, di dominio comune. Nizza e Savoia in festa Il Risorgimento rovesciato: si celebrano i plebisciti per l'annessione alla Francia Pubblicato il 20 Aprile 2010 Ultima modifica 14 Luglio 2019 20:07 In età romana Nicaea rivaleggiò con la vicina città di Cemenelum che continuò ad esistere fino all'invasione longobarda del territorio. Nizza fu fondata attorno al 350 a.C. dai coloni greci di Marsiglia e ricevette il nome di Nikaia (Νίκαια) , in onore della dea della vittoria Nike, a ricordo della vittoria sui Liguri. [4] Fu possibile votare nei registri fino al 29 maggio. [7], I plebisciti per l'annessione al Regno d'Italia delle legazioni delle Marche e dell'Umbria si svolsero il 4 e 5 novembre 1860.[8]. Regolo Gellini ... sentimenti filoitaliani e persino partecipò al Risorgimento e nel 1871 si sollevò alla Francia chiedendo il ritorno all’Italia . Su un totale di 44.000 abitanti, emigrarono in Italia oltre 11.000 persone da Nizza nel decennio successivo al 1861. Decreto di Annessione: Regio Decreto 18 marzo 1860 n. 4004: «Le province dell'Emilia fanno parte del Regno d'Italia». Nel febbraio 2001, i leader europei si sono incontrati a Nizza per negoziare e firmare quello che fu poi noto come Trattato di Nizza, che modificò le istituzioni dell'Unione europea. Da Nizza molti cercarono ulteriore rifugio nelle colonie francesi, in Marocco e nel Nord e Sud America. Tra le Province Venete era compresa la Provincia del Friuli, corrispondente alle attuali Province di Udine e Pordenone. [8][9] In questa fase Nizza fu alleata fedele di Genova, al fianco della quale combatté contro Pisa e Venezia. I francesi accantonarono (momentaneamente) il progetto d’annessione, dopo la farsa del plebiscito del 29 aprile, e il 29° Régiment Tiralleurs Algériens lasciò Briga e Tenda agli Alleati. Allo scoppio della seconda guerra mondiale Nizza si distinse per la resistenza antinazista, fu vittima di rappresaglie e di deportazioni di ebrei che vi avevano trovato rifugio durante i mesi di occupazione da parte del Regno d'Italia. E… L'8 settembre 1792 il ministro degli esteri del governo rivoluzionario francese Lebrun-Tondu diede ordine all'esercito d'invadere la Savoia:[11] e il 22 settembre dello stesso anno le truppe francesi, agli ordini del generale Montesquiou, entravano a Chambéry. Dopo l'annessione nacque un movimento che promosse l'annessione di Nizza all'Italia; questo movimento è conosciuto come Irredentismo italiano a Nizza. La città medievale circondava la città antica, protetta sul lato di terra dal fiume Paviglione, più tardi coperto (oggi percorso del tram). A Nizza, dove al Parlamento torinese qualche settimana prima erano stati eletti solo deputati contrari all’annessione [alla Francia], i voti favorevoli a questa furono [inspiegabilmente] 25.743, solo 160 i NO e 30 le schede nulle. .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}Le Marche comprendevano l'alta Val Marecchia e il mandamento di Gubbio ora in Umbria, l'Umbria comprendeva il circondario di Rieti ora in Lazio e il mandamento di Visso ora nelle Marche e escluso il mandamento di Gubbio nelle Marche. I monaci diedero, inoltre, un notevole apporto alimentare grazie agli allevamenti e alla conservazione degli alimenti, proteine e grassi, come olio, burro, formaggi, salumi, grazie a sale e spezie; inoltre si adoperarono per la riapertura delle vie commerciali e delle vie del sale e il commercio dalla marittima ligure lungo le valli alpine ed appenniniche verso il piemonte e con gli altri monasteri fondati nei territori liguri con scambi di merci varie come olio, sale, legname, carne, ecc. Nel 1108 Nizza si organizzò sotto forma di libero comune e dal 1144 il governo della città fu affidato a quattro consoli, che negli anni acquisirono abbastanza potere da poter mettere in discussione la supremazia del vescovo. (FR) Convention de délimitation entre la France et la Sardaigne, conclue à Turin le 7 mars 1861 suite au traité du 24 mars 1860, su bornes.frontieres.free.fr. Trattato di Torino, su mjp.univ-perp.fr. [6], Sia le province napoletane sia le province siciliane erano parte dal dicembre 1816 del Regno delle Due Sicilie. Due uomini hanno segnato questo periodo: Jean Médecin, sindaco per 33 anni dal 1928 al 1943 e dal 1947 al 1965, e suo figlio Jacques Médecin, sindaco per 24 anni dal 1966 al 1990. Prefazione generale. Infatti nel IX secolo si fecero sempre più pressanti e distruttive le incursioni, le razzie e distruzioni da parte dei Saraceni che verso il X secolo occuparono la Provenza stabilendo una base operativa fortificata a Frassineto (oggi la Garde-Freinet, presso Saint-Tropez) da cui muovere incursioni in un'ampia area marittima da Marsiglia a Genova e nell'entroterra provenzale, ligure e piemontese, con ampie distruzioni di intere città, abitazioni, chiese e monasteri. "La Corsica e Nizza non debbono appartenere alla Francia; e verrà un giorno in cui l'Italia, conscia del suo valore, reclamerà a ponente e a levante le sue province, che vergognosamente languono sotto la dominazione straniera." I Bizantini istituirono la provincia di Liguria come Provincia Maritima Italorum; il ritrovato periodo di pace vi comportò una ripresa destinata a durare fino alla conquista longobarda di Rotari della Liguria nel 642. Viene inoltre avviato un processo di francesizzazione dei cognomi dei residenti (numerosi i Bianchi diventati Le Blanc, i Del Ponte diventati Dupont, i Pastore diventati Pastor, etc.). Nell'atto era indicata una popolazione di 206 566 abitanti. Un quarto circa della popolazione di Nizza, quelle famiglie più legate all'Italia e spesso più abbienti, abbandonarono la città (esodo nizzardo), conservando la cittadinanza sabauda (e quindi italiana) e si trasferirono prevalentemente nelle località di Ventimiglia, Bordighera e Ospedaletti, dando vita al movimento dell' irredentismo italiano a Nizza. Il 16 ottobre 1979, una frana di terra e sottomarina causarono due tsunami che colpirono la costa occidentale di Nizza; questi eventi hanno ucciso tra le 8 e le 23 persone..mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}[senza fonte]. I plebisciti per l'annessione al Secondo Impero francese dei territori di Nizza e di Savoia si svolsero rispettivamente il 15-16 aprile e il 22-23 aprile. Il plebiscito per l'annessione al Regno d'Italia delle province venete e della provincia di Mantova si svolse nei giorni 21 e 22 ottobre 1866 con il quesito: Dichiariamo la nostra unione al Regno d'Italia sotto il Governo monarchico-costituzionale del re Vittorio Emanuele II e de' suoi successori. Viceversa, Mazzini non aveva mai pensato alla possibilità di un'annessione all'Italia del Canton Ticino e, come lui, nessun irredentista italiano; bisogna arrivare al ventennio fascista per trovare dei progetti in tal senso, per quanto piuttosto vaghi, e allargati agli altri due cantoni svizzeri dei Grigioni e del Vallese. Questa zona era vasta 832 km 2 ed era abitata da 28.500 cittadini. Frate Marco fu congedato e si ritirò in un convento dove visse per il resto della vita. Pertanto, intimò i cittadini nizzardi di sottomettersi e giurargli fedeltà, ma la città oppose un netto rifiuto, al fine di mantenere le proprie libertà comunali. Altri nazionalisti nizzardi continueranno a lungo a contestare l'illegittimità dell'annessione.[17]. Ad esempio, che la popolazione potesse essere in maggioranza filo italiana mi sembra verosimile, ma fatico a credere che non ci fosse supporto anche per la Francia. Piemonte – Lombardia – Bologna – Modena – Parma", Roma, 1911. 1 stabiliva «Roma e le provincie romane fanno parte del Regno d'Italia».[9]. Nizza ormai é meglio lasciarla perdere, anche la sua componente italiana é francese e francofila fino al midollo, ed é un'ingiustizia storica alla quale é impossibile rimediare. Tali politiche portano a una progressiva omogeneità culturale tra la città e il resto della Francia metropolitana. Ai primi di maggio del 1800, le truppe austro-piemontesi, comandate dal generale Melas occuparono Nizza e gran parte della contea,[14] ma il ritorno al regno di Sardegna durò molto poco: già a fine mese le truppe del generale francese Suchet la riportavano sotto il dominio della repubblica francese, occupazione poi consolidata con la vittoria di Napoleone Bonaparte a Marengo. Anche la contea di Nizza si apprestava a subire la medesima sorte: Nizza venne abbandonata precipitosamente dal governatore piemontese, generale Courten, al primo apparire delle truppe francesi ed il 29 settembre 1792, alle ore 16, il generale francese d'Anselme entrava con le sue truppe nella città, che fino a quel momento era appartenuta ai territori del regno di Sardegna, e v'instaurava un'amministrazione provvisoria. Grazie all'opera dell'avvocato ebreo Angelo Donati e del cappuccino Padre Maria Benedetto le autorità fasciste frenarono l'applicazione delle leggi antisemite e la deportazione degli ebrei.[20]. A questo plebiscito venne eccezionalmente concesso il voto alla poetessa e patriota Maria Alinda Bonacci Brunamonti, unica donna a cui fu concesso il voto. Diedero impulso all'agricoltura con il recupero di aree incolte o abbandonate, le bonifiche e le migliorie agronomiche con il recupero e la diffusione di oliveti (fra cui la cultivar di oliva taggiasca), vigneti, castagneti, mulini, frantoi, ecc. Fin dall'epoca longobarda vi operavano i monaci colombaniani della potente abbazia di San Colombano di Bobbio, attivissimo centro di evangelizzazione e di rinascita agricola sotto la protezione del Papa. Nel 941 la flotta bizantina distrusse quella frassinetana, e nel 973 si ebbe la battaglia di Tourtour con la successiva distruzione di Frassineto, combattuta dalle forze congiunte di liguri e provenzali organizzate dal conte Guglielmo I di Provenza con l'aiuto del marchese di Torino Arduino il Glabro e col sostegno di Papa Giovanni XIII e dell'imperatore Ottone I di Sassonia, che pose fine definitivamente alle razzie e all'occupazione saracena in Provenza. Nel 1561 Emanuele Filiberto di Savoia abolì l'uso del latino come lingua amministrativa e introdusse la lingua italiana come lingua ufficiale del governo a Nizza. L'attuale sindaco di Nizza, Christian Estrosi (eletto nel marzo di 2008) è membro del partito di destra UMP. Le conseguenze della guerra furono pesanti: la popolazione diminuì del 15% e la vita economica fu completamente distrutta. A Nizza su 29.149 iscritti votano 24.608 dei quali 24.448 favorevoli all'annessione e 160 contrari. Nel 1940, all'inizio della seconda guerra mondiale, l' Italia occupò militarmente parte del territorio francese oltre le Alpi. Pochi anni dopo, nel 1705, un nuovo assedio da parte dei francesi portò alla distruzione del Castello, della cittadella e delle mura. Fra il VII e VIII secolo vi furono numerose fondazioni, l'abbazia di San Martino dell'Isola Gallinara di Albenga, che ebbe possedimenti in Italia, in Catalogna e Barcellona, in Provenza specie nella zona di Fréjus (fra cui la chiesa di San Leonzio)[6] e in Corsica[7], il monastero di Villaregia di Santo Stefano al Mare, i monaci di Pedona fonderanno anche l'abbazia di Nostra Signora del Canneto di Taggia e sulle alture di Nizza fra il VII e VIII secolo il monastero di Cimiez poi distrutto dai saraceni e ricostruito dai monaci dell'abbazia di Saint-Pons di Nizza fondata dai monaci di Lerino verso la fine del VIII secolo. Annessione di Nizza all'Italia. Tra il 20 e il 24 maggio vennero svolte le operazioni di scrutinio.[3]. La dominazione gotica durò fino alla riconquista nel 552, a seguito delle guerre gotiche, da parte dell'Impero romano d'Oriente che ne fece un importante caposaldo marittimo. L'ondata migratoria dei Pieds-noirs negli anni sessanta - ex coloni francesi profughi dall'Algeria dopo l'indipendenza del 1962, tra cui anche molti italo-algerini - ha anche dato un impulso alla città e ha in qualche modo modificato la composizione della popolazione e le opinioni tradizionali; i pieds-noirs restano visti da taluni come un corpo estraneo alla città, e unitamente alla globalizzazione di fine millennio, spingeranno anzi alcuni nizzardi a riporre le proprie speranze in una forma di nazionalismo sempre più escludente ed acceso e, in taluni casi, anche intollerante. Dopo che ebbero ottenuto la quasi totalità dei voti alle elezioni generali (26.534 voti su 29.428 voti espressi), i filo-italiani scesero in strada al grido di Viva Nizza, Viva Garibaldi. La volontà di scristianizzare il paese, com'era avvenuto in Vandea ed in Bretagna, le requisizioni militari e la coscrizione obbligatoria dei giovani seguita dal loro arruolamento forzato, aumentarono notevolmente le schiere dei barbets[13], i componenti del movimento armato semiclandestino detto appunto "barbetismo". Approfittando dei disordini scoppiati in Provenza a seguito della nascita dell'Unione di Aix, il 27 settembre 1388 il comune di Nizza, in funzione antiprovenzale, si mise sotto la protezione di Amedeo VII di Savoia, il quale assunse il titolo di conte di Nizza. [5], Fonte: Emmanuele Bollati, "Fasti Legislativi e Parlamentari delle Rivoluzioni Italiane del Secolo XIX", Volume 2° "1859-1861", Parte I "Lombardia - Emilia", Giuseppe Civelli, Milano, 1865, pag. Nel 1600 il duca di Guisa, governatore della Provenza, tentò di conquistare la città, che però venne brillantemente difesa dal suo governatore, Annibale Grimaldi. Essi a partire dal vasto feudo reale ed imperiale monastico[3][4][5], di cui facevano parte l'abbazia di San Dalmazzo di Pedona presente nell'opera di evangelizzazione fra il territorio piemontese e la marittima ligure di ponente, specie con i possedimenti di Tenda e nelle valli del Roja, Lantosca, della Vesubia, della Tinea e del Varo, anche in raccordo e collaborazione con l'Abbazia di Lerino, che accogliendo la regola benedettina di San Colombano, aveva avuto la possibilità di diffondersi in tutta la Costa Azzurra, nelle Isole di Hyères di fronte a Tolone, Saint-Tropez, Cannes e le sue isole, Nizza, Monaco, Mentone, e in seguito anche a Ventimiglia e nel Ponente ligure. Daniele Manin e la Repubblica di Venezia, Rivista Popolare. Il Pensiero di Nizza. A Nizza restano comunque numerose tracce dell'appartenenza sabauda: nell'omonima piazza si erge la statua di Giuseppe Garibaldi (oggi corredata da un'iscrizione in francese dedicata "al nostro concittadino Giuseppe Garibaldi, eroe dei 2 mondi"), mentre nel centro vecchio, principalmente nella zona compresa fra la Piazza del tribunale e il Quai des Etats-Unis si trovano ancora numerose tavole che mostrano la contea di Nizza prima dell'annessione alla Francia, oltre alle chiese seicentesche e settecentesche, che esprimono il medesimo stile architettonico piemontese. Questi eccessi furono denunciati anche dal rappresentante delle autorità rivoluzionarie, inviato in missione nella zona, Filippo Buonarroti. 347. Nella seconda metà del XX secolo, Nizza ha goduto di un boom economico principalmente guidato dal turismo e dalle costruzioni. Il 14 luglio 1942 per la prima volta diverse centinaia di manifestanti scesero in strada lungo l'Avenue de la Victoire e in Place Masséna. Un quarto circa della popolazione di Nizza, quelle famiglie più legate all'Italia e spesso più abbienti, abbandonarono la città (esodo nizzardo), conservando la cittadinanza sabauda (e quindi italiana) e si trasferirono prevalentemente nelle località di Ventimiglia, Bordighera e Ospedaletti,[16] dando vita al movimento dell'irredentismo italiano a Nizza. I due plebisciti si svolsero il 21 ottobre con il quesito Il popolo vuole l'Italia Una e Indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e i suoi legittimi discendenti?. La resistenza nizzarda acquisì slancio e le rappresaglie si intensificarono tra il dicembre del 1943 e il luglio del 1944, quando molti partigiani furono torturati e giustiziati dalla Gestapo locale e dalla milizia collaborazionista francese. All'Italia furono assegnate 78 navi francesi, in gran parte piroscafi da carico a carbone di vario tonnellaggio, 2 navi inglesi e 10 navi greche. Dopo il ritiro del Regio Esercito a seguito dell'Armistizio di Cassibile, all'indomani dell'8 settembre 1943 fu occupata dalle forze tedesche. Nizza ebbe anche un suo cittadino fra i protagonisti delle spedizioni mirate alla scoperta e alla conquista delle terre del continente americano, vicenda nella quale egli giocò un ruolo determinante sebbene non particolarmente encomiabile. [12], Il 27 novembre, con decreto della Convenzione, tutta la Savoia venne annessa alla Francia e poco dopo, il 13 gennaio 1793, la stessa sorte toccò a Nizza.[12]. La crescita tumultuosa della città, dovuta principalmente al turismo, fra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, e l'arrivo di immigrati provenienti da ogni parte della Francia e dall'estero sommerge l'antico nucleo etnico nizzardo. Verso la fine della Rivoluzione francese la comparsa di briganti che mascheravano i loro atti di violenza spacciandoli per resistenza all'occupante, gettarono parecchio discredito sul movimento. A questo plebiscito venne concesso di votare alla patriota Marianna De Crescenzo, detta la Sangiovannara, unica donna ammessa al voto e probabilmente la prima donna votante in una consultazione in Italia. Fu possibile votare nei registri fino al 29 maggio. Con gli accordi di Plombières stretti fra Cavour e Napoleone III nel 1858, il Regno di Sardegna promise la cessione di Nizza e della Savoia all'alleato L'annessione di Tenda e Briga alla Francia (1945-1947) A richiamare l’attenzione dei media è stata una petizione on line pubblicata qualche settimana fa in cui si chiede di aderire alla richiesta di sospendere il pagamento dei tributi all’Unione Europea se i francesi non mett… Soltanto nel 1229 Raimondo Berengario IV riuscì a espugnare nuovamente la città, che però restò sempre ostile al governo provenzale. 4498 e 4499 («Le province napoletane fanno parte del Regno d'Italia» e «Le province siciliane fanno parte del Regno d'Italia»). Il termine fu coniato dagli irredentisti italiani, il cui obiettivo era l'inclusione di tutte le popolazioni di lingua italiana nei confini del Regno d'Italia. Nel 1775 il re sabaudo abolì tutte le libertà comunali sopravvissute. In particolare la Legge 3 dicembre 1860, n. 4497, del Regno di Sardegna conferì al governo sabaudo la facoltà di accettare per regi decreti l'annessione di quelle Province dell'Italia centrale e meridionale che avessero espresso autonomamente, per suffragio diretto universale (maschile), la volontà delle popolazioni a far parte del Regno. Fondato dopo la caduta di Napoleone, fu soppresso dalle autorità francesi nel 1895 (ben 35 anni dopo l'annessione) con l'accusa di irredentismo, mentre era quasi esclusivamente autonomista. [9], L'annessione fu formalizzata con regio decreto 9 ottobre 1870, n. 5903, che all'art. Il 13 febbraio Garibaldi, cui era stato negato di prendere la parola davanti al parlamento francese riunito a Bordeaux per rivendicare la riunificazione del Nizzardo alla madrepatria italiana si dimette da deputato. I voti diversi comprendevano 5 voti per porre lo stato sotto la tutela di Carlo Alberto di Savoia, 2 voti per Milano e un voto per la Repubblica. Il risultato fu un rigetto iniziale della Francia da parte di molti nizzardi: gli irredentisti italiani si fecero portavoce di questo rigetto tramite il loro capo, il nizzardo Giuseppe Garibaldi. Sempre nel 1871 il malcontento degli italiani a Nizza verso la Francia si esprime nei tre giorni di rivolta popolare (Vespri nizzardi), promossi dallo stesso Garibaldi. Nizza e la sua regione sono geograficamente italiane, così come la loro cultura e la loro storia: devono perciò appartenere alla Repubblica italiana. Nizza con tutta la Liguria fece quindi parte del Regno longobardo nel Ducato di Liguria, che diventerà sotto la dinastia carolingia il Regno d'Italia. Nel 1900 la linea dei tram di Nizza venne elettrificata ed estesa all'interno département, da Mentone a Cagnes-sur-Mer. Vi affluiscono nobili tedeschi, austriaci e russi per godere del mite inverno della riviera. Gli scavi archeologici del sito di Terra Amata fanno risalire i primi insediamenti umani nella zona addirittura a 400.000 anni fa.[1][2]. Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Giuridiche, Archivio di Diritto e Storia Costituzionali, "Atti Costitutivi dell'Unità d'Italia (1859-1860)", Torino I comitati dipartimentali di Padova, Vicenza, Rovigo e Treviso stabilirono di seguire l'esempio lombardo e vennero stabiliti decreti per l'apertura di pubblici registri con la stessa formula usata in Lombardia. L'anno 1799 vide un periodo di nuova, violenta, persecuzione religiosa, condotta dal generale francese di origine nizzarda Andrea Massena, che causò un forte incremento dell'attività dei barbets, i cui ranghi si rafforzarono notevolmente. Il 26 marzo 1848 gli austriaci sgomberarono il castello di Piacenza e lo stesso giorno nella città fu stabilito un governo provvisorio. 1848-49. Capitale storica della Contea di Nizza, Nizza ha fatto da sempre parte della Liguria sotto l'Impero Romano, nel Regno longobardo e nel Regno d'Italia, il quale fu incluso nell'Impero carolingio prima e nel Sacro Romano Impero poi. E' ora di … [18] Il fallimento dei Vespri portò all'espulsione degli ultimi irredentisti da Nizza, tra cui Luciano Mereu e Giuseppe Bres. Perchè Savoia e Nizza furono ceduta alla Francia nel 1860? L'annessione di Nizza alla Francia venne confermata all'inizio dell'epoca napoleonica, con l'armistizio di Cherasco del 1796, confermato poche settimane dopo dal Trattato di Parigi. Il sacco di Nizza ricordato dalla tradizione oralee mai creduto alla versione ufficiale visto il massiccio voto afavore di annessione. Solo nel 1860, dopo una prima annessione con ritorno alla Savoia, e quindi un anno prima dell’unità d’Italia, Nizza fu annessa alla Francia. Caduta nel 1792 nelle mani dell'esercito della Repubblica Francese, la contea di Nizza restò parte della Francia metropolitana fino al 1814, dopodiché ritorno a far parte degli Stati Sabaudi. Fra Marco da Nizza lasciò l'Europa nel 1531 per raggiungere le Americhe, dove prese parte alla spedizione in Perù guidata da Francisco Pizarro ed assistette alla sconfitta dell'impero Inca. Dopo dieci anni la città fu però nuovamente attaccata dall'alleanza franco-ottomana tra Francesco I e il pirata turco Khayr al-Din Barbarossa. ; L'annessione di Nizza e della Savoia alla Francia 1860, su histoire-pour-tous.fr. Viene anzitutto soppressa la stampa non filo-francese e per ordine del governo vengono chiusi i giornali nizzardi di lingua italiana: nel 1861 Il diritto di Nizza e La Voce di Nizza, momentaneamente riaperto nel 1871 durante i Vespri nizzardi, e più tardi, nel 1895, Il Pensiero di Nizza, testate per le quali scrivono i più importanti giornalisti e scrittori di lingua italiana della città, come Giuseppe Bres, Enrico Sappia e Giuseppe André.